Porretta Terme è il paese più grande dell’Appennino Bolognese, famosa per le acque termali che dall’epoca romana l’hanno resa una piccola oasi di benessere nel capoluogo emiliano. Ci troviamo in una piccolo territorio circondato da monti che qui somigliano a dolci panettoni ricoperti da fittissimi boschi.
Il tracciato partirà dal centro del paese e salirà per ripide strade che portano agli sterrati di crinale fino al Passo Tre Croci. Seguiremo la forestale che dalla Valle del Silla ci porterà nell’Alto Reno, dove pedaleremo tra i borghi del torrente Randaragna. Quasi del tutto sconosciuto dal turista medio, le sue acque ci portano nel punto più remoto e a Sud, nell’ultima vera valle del territorio bolognese.
Difficoltà: Difficile. Il percorso affronta salite e discese impegnative.
Sterrato: 35%
Bici consigliata: Gravel, copertoni da almeno 45mm tassellati. In alternativa MTB Front.
Periodo consigliato: da Maggio a Ottobre compresi. Evitare nei giorni piovosi.
Attenzione: Frana sul sentiero al km 42. Aggirabile con un po’ di fatica. Si consiglia comunque di scendere in asfalto dopo Casa Muschini verso Casa Roversi.
La partenza del tracciato è proprio Porretta Terme. Qui è nato nel 1987 il Porretta Soul Festival richiamando artisti di fama mondiale, e il Festival del Cinema di Porretta Terme. È raggiungibile in treno da Bologna o da Pistoia grazie alla mitica ferrovia Porrettana che dal 1864 porta su e giù per l’Appennino i pendolari, viaggiatori e villeggianti. La sua storia è legata alle acque termali quanto all’arte: Dai meravigliosi esempi di Liberty italiano di cui Porretta è una piccola capitale montana, ci sposteremo in un territorio quasi totalmente diverso, più rurale e selvaggio, saldamente legato ad un passato fatto di ferriere, legno di castagno e fresche acque.
Il percorso parte in salita su asfalto; purtroppo non abbiamo alternative. L’ascesa è lunga, con qualche tratto abbastanza ripido che viene interrotto da alcuni tagli su sentiero. Arriviamo nel borgo di Castelluccio, dominato dal Castello Manservisi e dalla bellissima vista delle cime principali del territorio che vanno dalla dorsale del Corno alle Scale fino al Monte Pizzo. Il paese è servito da un bar, l’alimentari e due ristoranti dove si poter apprezzare la gustosa e ricca cucina montanara locale.
La strada lascia via via spazio alla forestale, attraversando un fitto bosco di abeti; il fondo è moderatamente scassato ma non ci sono difficoltà particolari nel pedalarlo. Per chi vuole, si può deviare al Monte Piella da cui si gode di un vista favolosa su tutto il panorama. Arriviamo al Rifugio di Monte Cavallo sul al Passo Tre Croci, antico ospitale divenuto rifugio partigiano durante la II Guerra Mondiale, dove possiamo trovare ristoro e posti letto.
Prima di seguire tutta la strada che ci porterà nella valle del Randaragna, apprezzerete la divertente discesa verso Granaglione, tutta su sentiero costeggiato da boschi di castagno secolari. Saremo su una strada secondaria sterrata che cederà sempre di più posto ad una asfaltata piuttosto trascurata. Attraversiamo piccoli paesini che sembrano spuntare dai brevi momenti di respiro che il bosco concede al territorio.
Avanzando verso la testata della valle scopriamo Casa Calistri, Tideri, il piccolissimo borgo di Nibbio e il primo insediamento umano e il più alto del Randaragna: Casa Pacchioni, il cui edificio principale è meravigliosamente restaurato.
La traccia prosegue attraverso i piccolissimi centri (dis) abitati che poggiano sulle pendici dei monti dell’Orsigna, su un asfalto ormai andato che lascia volentieri il posto a un fondo di sentiero e ghiaioni di strade forestali. Continueremo a pedalare letteralmente immersi nel fascino unico del bosco di castagno che qui la fa da padrone, con i suoi numerosi esemplari secolari davvero notevoli dalla caratteristica forma cava.
Il castagno è il vero simbolo delle montagne appenniniche. Introdotto in tempi antichissimi e fortemente incentivato da Matilde di Canossa, se ne ricavava la principale farina e fonte di sostentamento per la popolazione locale. Le coltivazioni di questo albero hanno dato forma a un territorio davvero suggestivo tanto che oggi la “Corona di Matilde – Alto Reno terra di Castagni” è il primo paesaggio rurale di interesse storico-culturale dell’Appennino bolognese, tutelato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
L’ultima salita verso Casa Trogoni ci porterà nelle ultime borgate in pietra di questa vallata. Sono tutte seconde case, per cui è abbastanza difficile trovare persone nei paraggi salvo che nei weekend. Come tutti i luoghi sperduti però anche qui troviamo un piccolo tesoro: qui ha sede la Casa-Museo Soricelli, pittore e creatore della sua pittura pranica, «la prima al mondo, dove le opere interagiscono con l’osservatore portando a chi le guarda anche benessere fisico».
Le fonti d’acqua non mancano e anche qui possiamo fare una sosta prima di scendere a valle prendendo una strada forestale che in alcuni brevi punti ci costringerà a qualche portage.
Il ritorno è tutto su strada asfaltata di fondo valle che ricondurrà a Porretta. Via via che ci avviciniamo al termine della traccia, le località tenderanno ad essere più frequentate e servite. Costeggeremo la ferrovia, incrociando gli ultimi paesi, tra i quali Biagioni con il suo antichissimo ponte a schiena d’asino che in una manciata di metri divide l’Emilia dalla Toscana.
La traccia intera è sicuramente tosta, ma vale davvero la pena spendere una giornata in sella per immergersi in un paesaggio ricco e incantevole.
Ci sono però vari tagli possibili che accorciano notevolmente il giro, utilizzando la strada asfaltata secondaria che da Granaglione riporta a Porretta, o che da Casa Boni conduce direttamente al fondovalle verso Biagioni.