Le montagne a sud di Bologna e a nord di Firenze regalano paesaggi che di emiliano e toscano sembra abbiano ben poco. Qui non troviamo le dolci colline o i filari di cipressi del fuori-porta senese, né accenni di rinascimento fiorentino. Vedendo la morfologia dall’alto, capiamo come queste dorsali si staglino d’improvviso dalle pianure sottostanti, facendoci capire che con gli stereotipi turistici locali delle due regioni hanno ben poco a che fare.
Sterrato: 40%
Bici consigliata: Gravel, copertoni da 40mm tassellati.
Periodo consigliato: da Maggio a Ottobre compresi. Evitare nei giorni piovosi.
Partiamo da Porretta Terme e ci inoltriamo subito tra le valli delle Tre Limentre. Le alture sopra di noi ospitano antichi borghi di origine medievale, alcuni dei quali davvero ben conservati e reduci dalle vicende belliche dell’Italia antica. È proprio in queste vallate che Bologna e Pistoia si sono fronteggiate per il dominio della montagna. Pàvana, paese divenuto famoso grazie al natìo cantautore Francesco Guccini, nel 1998 ha compiuto i suoi primi 1000 anni. Località di villeggiatura e di passaggio fino agli ultimi anni del ‘900, da qui arriviamo alle rovine del Castello di Sambuca, proseguendo poi sulla Strada della Faggeta. Questo antico tracciato, oggi semi-sconosciuto, è una delle tante varianti che collegano alla Via Francigena. Stiamo pedalando in una strada tutta in crinale che da asfalto trascurato diventa via via sterrato e poi sentiero, racchiuso da una meravigliosa e interminabile faggeta. Da qui possiamo ammirare la Valle dell’Alto Reno, cappeggiata dalla vetta più alta dell’Appennino Bolognese: il Corno alle Scale (1945 m.s.l.m.)
Poco prima di salire in quota, possiamo fermarci per una sosta nel piccolo borgo di Pòsola, antica stazione di posta per mercanti, sorta nel XIII secolo. Siamo a 900 metri di quota.
Arriviamo nel paese di Pracchia, dove sostiamo prima di attaccare la salita sterrata che ci porterà a Porta Franca. Pracchia è punto cardine della zona appenninica. Un tempo dogana tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio, da qui passa la prima ferrovia transappenninica d’Italia: la Strada ferrata dell’Italia Centrale Porrettana Bologna-Pistoia, completata nel 1864. Breve sosta e ripartiamo fino al bellissimo borgo di Orsigna, perla dell’Alto Appennino Pistoiese.
Cominciamo a salire sulla sterrata che ci porta via via sempre più in quota. È una bellissima strada forestale che in questo periodo autunnale è infuocata dal rosso delle chiome dei faggi. Non appena il sentiero finisce, ci aspetta un breve e molesto tratto di portage fino al Rifugio di Porta Franca, situato sull’omonimo valico dal quale i contrabbandieri passavano per evitare di pagare dazio alle dogana tra i due Stati.
Il panorama toglie il fiato. Ci buttiamo giù per la forestale a rotta di collo, seguendo un flow di tornanti in discesa tra il bosco silenzioso. Visto il tempo incerto, ci siamo solo noi nei paraggi e ci godiamo questa inaspettata solitudine. La discesa è una favola: da Portafranca il percorso è su un singletrack con pochi sali-scendi, poi diventa una forestale in alcuni punti un po’ spaccata, ma tutta pedalabile. Passiamo per un caffè al Rifugio Segavecchia che spunta come dal nulla nel cuore della foresta. Qui il sentiero finisce e torna asfalto. Da Porta Franca ci siamo lasciati alle spalle il mondo toscano e siamo tornati in provincia emiliana. Attraversiamo la selvaggia Alta Valle del Silla e arriviamo nel borgo di Pianaccio, culla del giornalista Enzo Biagi. Alla Antica Locanda Alpina troviamo dell’ottimo vino rosso che ci scalda le vene per affrontare gli ultimi chilometri.